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Approfondimenti Bilirubina: quali sono le cause ed i sintomi negli adulti e nei bambini, i valori da trovare nelle urine, la forma congiunta e frazionata e tanto altro.

Considera l’integrazione di Omega 3 per la salute del tuo bambino

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Una mamma sana deve preparare le riserve di nutrienti del suo corpo nel modo più adeguato possibile prima del concepimento. Oltre a prendere una vitamina prenatale, le donne devono considerare anche un integratore di acidi grassi omega 3 prenatale. Gli acidi grassi Omega-3 sono grassi essenziali, con EPA e DHA, presenti nei pesci, che sono i più importanti.

Quando dovrei iniziare a prendere Omega-3 e per quanto tempo?

Un olio di pesce omega-3 puro e di alta qualità dovrebbe essere incluso nel regime di supplemento di una donna prima e durante la gravidanza, così come durante l’ allattamento. Sia l’EPA che il DHA sono importanti, ma il DHA è particolarmente importante durante la gravidanza e durante le prime fasi della vita di un bambino.

Questi grassi omega-3 sono chiamati grassi essenziali perché non sono sintetizzati dal corpo e devono essere ottenuti attraverso la dieta o l’integrazione. Le donne dovrebbero pensare almeno sei mesi prima del concepimento di costruire questo importante grasso essenziale e anche considerare che le gravidanze multiple, specialmente quelle che sono vicine tra loro, possono esaurire la riserva della madre di acidi grassi omega-3 e DHA in particolare.

Non posso semplicemente mangiare pesce ogni giorno?

In realtà no. Tuttavia, la FDA raccomanda che le donne che sono incinte, che allattano o pianificano di rimanere incinte consumino da 2 a 3 porzioni di pesce a basso contenuto di mercurio a settimana. Tuttavia, poiché vi è qualche preoccupazione riguardo alla presenza di metalli pesanti, come il mercurio, in alcuni tipi di pesce, ciò crea un problema per le donne che stanno evitando il pesce proprio quando hanno più bisogno del DHA. Gli integratori per la gravidanza di olio di pesce è diventata una fonte affidabile per un modo sicuro e puro per ottenere EPA e DHA.

Cosa fa il DHA per il mio bambino?

Il DHA è essenziale per garantire uno sviluppo ottimale del cervello, degli occhi, del sistema immunitario e del sistema nervoso. L’assunzione di pre-concezione degli acidi grassi omega-3 è importante, ma ricorda che è anche importante mantenere livelli sufficienti durante l’intera gravidanza. Il DHA diminuisce durante la gravidanza nella madre poiché viene trasferito selettivamente al feto.

Nel terzo trimestre, si verifica la maggiore quantità di sviluppo del cervello e il DHA viene trasferito a un ritmo ancora più elevato da madre a figlio in questo momento. Questa ridistribuzione del DHA è essenziale per garantire uno sviluppo ottimale del cervello, degli occhi, del sistema immunitario e del sistema nervoso, ma può lasciare la madre impoverita e a rischio di problemi associati alla deficienza di acidi grassi essenziali, come la depressione post partum.

Cos’altro farà il DHA per il mio bambino?

Ottenere abbastanza DHA durante la gravidanza può migliorare il comportamento, l’attenzione, la concentrazione e l’apprendimento nei bambini. Altri benefici connessi ad un livello adeguato di DHA durante la gravidanza sono un ridotto rischio di allergie nei neonati e un’influenza positiva sullo sviluppo immunitario.

I livelli di DHA cerebrale inferiore sono associati a deficit cognitivi e ad aumentati indicatori comportamentali di ansia, aggressività e depressione nei bambini. L’olio di pesce è una fonte naturale e sicura di DHA, ideale per la gravidanza e l’allattamento. Gli esperti internazionali raccomandano 300-600 mg di DHA al giorno per le donne in gravidanza e in allattamento.

Assicurati di utilizzare un prodotto a base di olio di pesce di alta qualità accuratamente trattato per rimuovere contaminanti ambientali come metalli pesanti, PCB e diossine. Gli studi hanno concluso che l’olio di pesce può essere una fonte più sana di DHA rispetto ai pesci perché le tossine ambientali possono essere rimosse dall’olio di pesce.

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Incompatibilità di gruppo AB0 ittero

Incompatibilità di gruppo AB0 ittero

Una variante della eritroblastosi fetale è rappresentata dall’incompatibilità di gruppo AB0, in tal caso si registra l’insorgenza dell’ittero da incompatibilità tra madre e feto, un’evenienza che si verifica più comunemente se la madre ha gruppo sanguigno 0 ed il feto ha gruppo A o B. Questa malattia non è dovuta ad incompatibilità del fattore Rh ma all’incompatibilità di gruppo AB0 con decorso solitamente benigno. in quanto l’emolisi nel figlio non è severa per la scarsa espressione degli antigeni A e B sulle emazie del neonato. I globuli rossi presentano sulla superficie degli antigeni (A e B) che definiscono così il gruppo sanguigno (0 in caso di assenza), i casi di incompatibilità tra madre e feto si vengono ad evidenziare più comunementesoprattutto se la madre ha gruppo 0 ed il feto ha gruppo A o B; si possono registrare casi di incompatibilità anche tra madre di gruppo A e feto di gruppo B oppure se la madre ha gruppo sanguigno B ed il feto A. Per approfondimenti su tale argomento si rimanda alla lettura di http://www.mammaepapa.it/salute/p.asp?nfile=ittero_da_incompatibilita_ab0. Continue reading

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Eritroblastosi fetale come si evidenzia

Eritroblastosi fetale come si evidenzia

Una forma particolare di reazione di ipersensibilità è rappresentata dall’eritroblastosi fetale (malattia emolitica del neonato – MEN) una malattia fetale che tende a insorgere nei neonati che nascono da madre Rh negativa e padre Rh positivo a condizione che il feto sia Rh positivo. Per definire questa condizione si parla anche di malattia emolitica anti-D, per la presenza nel circolo di anticorpi anti-D di origine materna, che si sviluppano dopo una prima gravidanza attraverso scambi di sangue tra madre e feto: per il sistema AB0 esistono anticorpi contro gli antigeni presenti sulla membrana degli eritrociti, per il gruppo Rh invece gli anticorpi anti D si formano dopo un contatto diretto con l’antigene. In genere gli scambi di sangue tra madre e feto si verifica al momento della nascita, invece durante la gestazione gli acsmbi ematici sono limitati a piccole quantità per cui non sono capaci di attivare una risposta primaria; tutto dipende dalla quantità di sangue fetale passata nel circolo materno che può essere consistente in caso di parto cesareo, tra le condizioni che possono favorire l’ingresso di cellule ematiche fetali nel sistema circolatorio della madre ci sono casi di: aborti spontanei e indotti, placenta previa, gravidanze ectopiche, traumi placentari, amniocentesi, analisi dei villi coriali. Altre informazioni su http://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/ginecologia-e-ostetricia/anomalie-della-gravidanza/eritroblastosi-fetale. Continue reading

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Quadro patologico dell’insufficienza epatica

Quadro patologico dell’insufficienza epatica

Il quadro patologico dell’insufficienza epatica evidenzia una grave condizione che si riferisce al cattivo funzionamento del fegato, dal momento che l’organo non è più in grado di svolgere normalmente le sue funzioni metaboliche, un’anomalia che determina la compromissione dell’omeostasi dell’organismo da cui dipendono delle complicanze di diversa entità. L’insufficienza epatica si manifesta come forma acuta e come forma cronica; nel casi di insufficienza epatica acuta si assiste ad una manifestazione rapida della patologia, con sviluppo in alcuni casi reversibile; mentre la forma cronica ha un decorso progressivo e può determinare nei casi avanzati l’insorgenza di cirrosi e di carcinoma. Il paziente colpito da questa condizione patologica lamenta dei segni clinici caratteristici che includono: ittero, causato dall’accumulo di bilirubina nel sangue; alterazione della funzione coagulante del sangue; emorragie, ematomi, ecchimosi e petecchie provocati dalla condizione di coagulopatia; edema cerebrale determinato da una concentrazione eccessiva di liquidi negli spazi intra- ed extra-cellulari del cervello; infiammazione sistemica; insufficienza renale; compromissione emodinamica e cardiorespiratoria; disordini metabolici (iponatriemia, ipoglicemia, ipokaliemia, ipofosfatemia); encefalopatia, ossia sofferenza cerebrale che può aggravarsi portando al coma ed alla morte. Altre notizie su http://www.my-personaltrainer.it/fegato/insufficienza-epatica.html. Continue reading

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Steatoepatite non alcolica come si evidenzia

Steatoepatite non alcolica come si evidenzia

La patologia epatica grassa non alcoolica si evidenzia con l’accumulo di grasso nel fegato, pur in assenza di consumo di alcolici, e si vengono a distinguere due tipi di steatosi epatica non alcolica: il fegato grasso (NAFL) e la steatoepatite non alcolica (NASH). La condizione di steatoepatite non alcolica si caratterizza per la presenza di grasso in eccesso associato ad un processo di infiammazione cronica a carico del fegato che nel tempo può provocare danni cellulari che possono talvolta evolvere verso processi cicatriziali irreversibili che sfociano nel quadro clinico della cirrosi epatica. Dal punto di vista eziologico, non sono ancora del tutto noti i meccanismi che mettono in relazione la presenza di grasso e l’infiammazione, inoltre non sono note le ragioni per cui alcuni pazienti colpiti da fegato grasso vanno incontro a complicazioni. In genere i soggetti che evidenziano steatoepatite non alcolica non presentano nella fase iniziale sintomi, mentre le manifestazioni tendono a palesarsi nelle fasi più avanzate della malattia quando sono più severi i danni a carico del fegato. Per letture di approfondimento si rimanda alla lettura di http://www.farmacoecura.it/malattie/steatoepatite-non-alcolica-nash-sintomi-diagnosi-terapia/#steps_2. Continue reading

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Pancreatoblastoma come si manifesta

Pancreatoblastoma come si manifesta

Un raro tumore pancreatico del bambino come il pancreatoblastoma è un tumore maligno che ha origine dalle cellule pimordiali della ghiandola pancreatica e che può svilupparsi in qualsiasi parte del pancreas, con localizzazione più frequente sulla testa o sul corpo, il decorso della neoplasia determina un aumento delle dimensioni con infiltrazione delle strutture limitrofe. Questo tumore del pancreas tende a colpire soprattutto i bambini di età inferiore ai 10 anni, con un picco di incidenza attorno ai 5 anni, per quanto riguarda l’eziologia, al momento le cause certe non sono conosciute anche se questa forma di tumore pancreatico si registra in alcuni bambini che presentano la sindrome di Beckwith-Wiedeman (una malattia genetica che determina iperaccrescimento, predisposizione ai tumori e malformazioni di tipo congenito). Il pancreatoblastoma comprende sintomi caratteristici quali: dolore nella parte superiore dell’addome, vomito, perdita di peso, ittero, sanguinamento gastrointestinale; in genere la manifestazione della sintomatologia è dovuta all’ostruzione meccanica della parte superiore del duodeno e del contorno gastrico da parte del tumore della testa del pancreas questa condizione determina lo sviluppo di vomito, itterizia, emorragia gastrointestinale, perdita di peso. Per maggiori informazioni si rimanda alla lettura di http://www.raretumors-children.eu/wp-content/uploads/sites/3/2016/09/Pancreatoblastoma.pdf. Continue reading

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Sindrome cardio-renale come si evidenzia

Sindrome cardio-renale come si evidenzia

Da diversi studi è emersa una stretta relazione tra patologiche del cuore e del rene, in particolare è stata evidenziata un’associazione costante tra scompenso cardiaco ed insufficienza renale definendo così la sindrome cardio-renale. Questo quadro clinico viene identificato come un disordine fisiopatologico combinato di cuore e rene: la disfunzione acuta o cronica di uno degli organi arreca un danno all’altro organo. La recente classificazione clinica prevede la suddivisione della sindrome cardio-renale in cinque diversi sottotipi clinici: il tipo I (sindrome cardiorenale acuta) si palesa con un’insufficienza cardiaca acuta oppure con una sindrome coronarica acuta a cui segue un’insufficienza renale acuta, a causa dunque di un brusco peggioramento della funzione cardiaca si provoca un danno renale acuto; il tipo II (sindrome cardiorenale cronica) si caratterizza per un’iniziale insufficienza cardiaca cronica che induce una progressiva insufficienza renale cronica; il tipo III (sindrome renocardiaca acuta) inizia con una insufficienza renale acuta che causa danni e disfunzioni acute al miocardio; il tipo IV (sindrome renocardiaca cronica) è caratterizzata da insufficienza renale cronica che induce un decremento della funzione cardiaca, ipertrofia cardiaca e/o rischio incrementato di eventi cardiovascolari avversi; il tipo V (sindrome cardiorenale secondaria) è caratterizzato dalla presenza di una patologia sistemica acuta o cronica che può provocare un danno/disfunzione simultanea al rene ed al cuore. Per altre notizie si rimanda http://www.recentiprogressi.it/articoli.php?archivio=yes&vol_id=421&id=4992. Continue reading

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Epatotossicità da farmaci

Epatotossicità da farmaci

Diverse sostanze chimiche possono causare un danno al fegato, non sono rari i casi di epatotossicità da farmaci dovuti ad una inadeguata risposta del fegato che ha un ruolo centrale nel metabolismo e nell’escrezione di sostanze chimiche estranee all’organismo. Le sostanze chimiche capaci di danneggiare il fegato sono definite epatotossine e sono responsabili di epatotossicità e di epatopatie da farmaci, ci sono anche alcune sostanze capaci di provocare un danno subclinico al fegato, ossia senza alcuna manifestazione di sintomi ma con delle alterazioni di specifici marker evidenziabili dagli esami ematochimici specifici. Le reazioni avverse ai farmaci possono essere di tipo A, ossia intrinseche o farmacologiche, e di tipo B (di natura idiosincrasica, con reazioni non immuno-mediate dovute ad un danno mitocondriale indotto dal farmaco). In ambito medico sono più frequenti le reazioni di tipo A, in tal caso  la tossicità dei farmaci può causare danni più o meno severi in base alla stessa concentrazione del farmaco a livello plasmatico, tra i possibili danni di tipo epatico si possono verificare danni diretti delle cellule epatiche oppure il blocco di un processo metabolico. Si verificano danni epatici di tipo B quando una sostanza provoca una reazione non prevedibile in un soggetto predisposto, con esiti variabili senza riscontrare una chiara correlazione temporale con l’assunzione del farmaco, non potendo fornire un modello predittivo. Maggiori informazioni Malattia renale associata a uromodulina come si manifesta. Continue reading

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Relazione tra problemi a carico del fegato e disturbi del sonno

Relazione tra problemi a carico del fegato e disturbi del sonno

Da uno studio condotto da un team di ricercatori italiani dell’Università di Padova è emerso una stretta relazione tra problemi a carico del fegato e disturbi del sonno, un legame che sembra dipendere da un’alterazione dei livelli di ammoniaca nel sangue che si attestano su dei valori più alti rispetto al range dei risultati di riferimento considerati normali. Una condizione di iperammoniemia alquanto significativa è stata riscontrata in alcuni soggetti affetti da cirrosi epatica sottoposti ad investigazione dai ricercatori italiani dell’Università di Padova, guidati dalla dottoressa Sara Montagnese, in collaborazioni con gli scienziati dell’Institute of Pharmacology and Toxicology di Zurigo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Hepatology, ha rilevato che sussiste una certa associazione tra la scarsa qualità del sonno notturno, che causa sonnolenza e stanchezza nel corso di tutta la giornata, e problemi epatici, i soggetti esaminati avevano in comune un segno clinico comune rappresentato da valori elevati di ammoniaca a livello ematico. Questo dato è stato riscontrato dagli studiosi che hanno potuto monitorare venti soggetti: dieci volontari sani e dieci affetti da cirrosi epatica, ai quali sono state somministrate delle proteine capaci di incrementare i livelli di ammoniaca nel sangue. Per altre notizie si rimanda alla lettura di Malattia renale associata a uromodulina come si manifesta. Continue reading

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Epatite D come si evidenzia

Epatite D come si evidenzia

Il meccanismo di patogenesi dell’epatite D si deve all’azione combinata del virus Delta (HDV) con altri agenti infettivi, ed infatti questo virus difettivo necessita della presenza del virus B per potersi riprodurre, quindi il quadro clinico dell’epatite D si manifesta esclusivamente nei soggetti HBS o HBV positivi, ossia precedentemente colpiti dall’epatite B. Di solito la maggioranza dedi casi clinici di infezioni Delta si instaura come una forma di epatite acuta che può assumere dei gradi variabili di severità in base alla presenza o meno di un danno epatico per questa ragione si possono riscontrare delle manifestazioni cliniche alquanto variabili a seconda che si sviluppi un’epatite acuta oppure che si verifichi ad una riattivazione di malattia cronica. L’epatite D viene diagnosticata a partire da un prelievo sanguigno per ricercare anticorpi anti HDV-IgG, IgM, HDV-RNA. Per altre informazioni di approfondimento si rimanda alla lettura di Epatite B come si manifesta l’infezione. Continue reading

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