Leptospirosi nell’essere umano, sintomi e trattamento

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Leptospirosi nell’uomo, caratteristiche principali

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La leptospirosi è una malattia famosa per il suo
collegamento diretto con i topi; proprio da essi infatti essa è
diffusa. La leptospirosi è un’infezione, dalle manifestazioni
anche molto violente, curabile obbligatoriamente tramite
terapia antibiotica. I topi diffondono la leptospirosi in
quanto ospitano le leptospire nel proprio organismo, nello
specifico a renale, eliminandole in abbondanza mediante le
urine infettando così terreni ed acque già torbide. Come i
topi anche animali domestici come cani e gatti possono
diffonderla pur non manifestandone alcun sintomo. Esistono
vari tipi di leptospira, ma l’infezione da animale ad uomo
avviene più o meno sempre nel medesimo modo: il batterio
viene trasmesso dall’urina dell’animale che può infettare
eventuali lesioni presenti su cute, bocca e naso.
Fortunatamente per tutti oggigiorno la leptospirosi può
essere accuratamente debellata con l’uso di disinfettanti
chimici, con il calore e con l’essicamento, suoi acerrimi
nemici proliferando essa soprattutto nei climi più umidi.

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L’uomo e la leptospirosi

Nell’essere umano la leptospirosi mette radici attraverso cute
e mucose, dando sintomi inconfondibili: in primis essa ha
un periodo d’incubazione molto lungo che può arrivare fino
a venti giorni. Successivamente si presentano febbre, dolori
muscolari, eruzioni cutanee, difficoltà epatica, renale e
meningea. In alcuni soggetti colpiti da leptospirosi è comune
anche un considerevole aumento dei valori della bilirubina e
delle transaminasi, con conseguente comparsa di ittero.
Attualmente per fortuna la mortalità per leptospirosi va via
via scemando, anche se i soggetti a maggior rischio sono gli
anziani. La leptospirosi viene accertata andando a rilevare la
presenza o meno del batterio nel sangue. Una volta rilevata
viene prescritta una terapia antibiotica, in genere
caratterizzata dalla somministrazione di doxiciclina,
penicillina e ceftriaxone. Ovviamente è fondamentale
prevenire (in quanto è meglio che curare) senza arrivare
necessariamente al rischio di contagio. Ottimo ad esempio
effettuare periodiche derattizzazioni e disinfestazioni.

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