Iperbilirubinemia trattata con plasmaferesi
La CPFA (Coupled PlasmaFiltration Adsorption) è una tecnica di depurazione ematica extracorporea sperimentata in caso di iperbilirubinemia che quindi può venir trattata con plasmaferesi. Nello specifico la tecnica di CPFA, già impiegato come trattamento di depurazione in caso di sepsi, combina la plasmaseparazione, con un trattamento aferetico di adsorbimento, ed il processo di emofiltrazione in post-diluizione. Nel trattamento di una severa condizione di iperbilirubinemia, indipendentemente dalla sua eziologia, si può ricorrere a questa tecnica in quanto si tratta di una procedura che garantisce non solo una significativa riduzione dei livelli di bilirubina ma anche un buon grado di sicurezza, questa opzione terapeutica viene utilizzata in maniera efficace e sicuro in pazienti con valori di bilirubinemia elevati anche per trattamenti di breve durata. La tecnica trova applicazione principalmente in caso di insufficienza epatica e di sepsi, gli studi condotti per testare la validità di questo trattamento hanno evidenziato come la plasmaferesi alla base del CPFA costituisca un’opzione terapeutica nei pazienti colpiti da cirrosi, attualmente comunque sono in corso diversi studi che hanno l’obiettivo di testare l’utilità della CPFA in pazienti cirrotici e nei pazienti in attesa di trapianto epatico. Attualmente i trattamenti plasmaferetici stanno diventando sempre più selettivi con lo scopo di rimuovere esclusivamente le molecole che determinano condizioni patologiche oppure anomalie.
Moderne procedure di depurazione del sangue
Per quanto riguarda la procedura di plasmaferesi convenzionale essa consiste nella separazione del plasma dalla componente cellulare del sangue per essere rimosso per essere sostituito con un altro fluido per favorire l’eliminazione di sostanze a peso molecolare molto elevato, legate a proteine e lipo-solubili. Con questa metodica dapprima si effettua la separazione del plasma dalla componente corpuscolata del sangue successivamente il plasma viene sostituito con plasma fresco congelato proveniente da un donatore. Tale procedura si impiega in diversi campi della clinici quali: porpora trombotica trombocitopenica, macroglobulinemia di Waldenstrom, malattia di Goodpasture, vasculiti ANCA associate, mieloma, sindrome di Guillain-Barré, miastenia gravis, forme di avvelenamento da funghi, conseguenze tossicologiche da consumo di antidepressivi triciclici, reazioni trasfusionali. Le moderne procedure di depurazione del sangue evitano di sostituzione il plasma permettendo invece di eseguire la purificazione dello stesso plasma del paziente, scongiurando la possibile perdita di proteine della coagulazione, vitamine, anticorpi, evitando poi di esporre il soggetto ad eventuali infezioni.