Incompatibilità di gruppo AB0 ittero
Una variante della eritroblastosi fetale è rappresentata dall’incompatibilità di gruppo AB0, in tal caso si registra l’insorgenza dell’ittero da incompatibilità tra madre e feto, un’evenienza che si verifica più comunemente se la madre ha gruppo sanguigno 0 ed il feto ha gruppo A o B. Questa malattia non è dovuta ad incompatibilità del fattore Rh ma all’incompatibilità di gruppo AB0 con decorso solitamente benigno. in quanto l’emolisi nel figlio non è severa per la scarsa espressione degli antigeni A e B sulle emazie del neonato. I globuli rossi presentano sulla superficie degli antigeni (A e B) che definiscono così il gruppo sanguigno (0 in caso di assenza), i casi di incompatibilità tra madre e feto si vengono ad evidenziare più comunementesoprattutto se la madre ha gruppo 0 ed il feto ha gruppo A o B; si possono registrare casi di incompatibilità anche tra madre di gruppo A e feto di gruppo B oppure se la madre ha gruppo sanguigno B ed il feto A. Per approfondimenti su tale argomento si rimanda alla lettura di http://www.mammaepapa.it/salute/p.asp?nfile=ittero_da_incompatibilita_ab0.
Il quadro dei sintomi
L’incompatibilità AB0 non sempre provoca itterizia nel neonato che comunque tende a risolversi spontaneamente con la scomparsa degli anticorpi materni. La condizione si viene a verifcare in quanto nel corso della gestazione, la madre produce anticorpi immuni di classe IgG, capaci di attraversare la placenta, e che quindi passano nel circolo sanguigno del feto provocando un’anomala distruzione dei globuli rossi, da cui dipende lo sviluppo di ittero ed anemizzazione; l’emolisi può provocare una diminuzione dell’emoglobina innestando una forma di anemia tardiva del neonato detta anche anemia di Ecklin. In caso di insorgenza di ittero da incompatibilità tra madre e feto, non si deve temere la compromissione fetale e la principale manifestazione sintomatica è rappresentata dalla comparsa di un ittero che raramente supera i valori di 20 mg/ml; per trattare e risolvere l’itterizia si sottopone il bambino a sedute di fototerapia ossia ad esposizione a luce ad alta intensità con lo scopo di convertire la bilirubina in una forma non tossica che può essere eliminata dal corpo più facilmente.